Vorno, ovvero quella che nel mondo podistico toscano viene considerata con i suoi 32 km. la madre di tutte le corse non competitive. Per me dopo tanti anni è la prima volta alla 32 di Vorno. Nel 2005 nella mia unica apparizione in questa ridente località lucchese, la corsa di 32 km. fu annullata perché una copiosa nevicata rendeva inagibile il tracciato, da allora non ho mai più avuto l’occasione di parteciparvi. Poi si dice Vorno ma in realtà da qualche anno a questa parte, tutta la logistica si svolge nella zona industriale di Guamo che sicuramente ci agevola nei parcheggi. L’appuntamento per la partenza è fissato alle sette e mezza. Velocemente ritiriamo i cartellini e partiamo, con la seguente formazione: Zoe, MJ, Ceck, Massi, Giuliana e il sottoscritto. Nel cielo c’è un pallido sole e una leggera brezza che rende la mattinata fredda. I primi 3 chilometri e spiccioli sono pianeggianti, poi dopo il ristorno della Chiesa di Vorno parte la festa!!! In pratica iniziamo a salire e lo faremo per quasi 15 chilometri, debbo dire che 2/3 almeno sono abbastanza corribili, per il restante si procede a passo con delle pendenze notevolissime. Il momento più duro è sicuramente dopo il bivio dei percorsi 25 e 32, il primo inizia a scendere mentre noi prendiamo un sentiero nel bosco che ha una pendenza da brivido, ma soprattutto ti poco rassicurante ci sono le nuvole si sono impadronite del cielo, il vento è gelido e inizio a maledire la scelta fatta di proseguire su questo tracciato. Finalmente arriviamo in cima al monte Faeta, nonostante non ci sia una vista limpidissima scorgiamo il mare, ne approfittiamo con gli altri per fare qualche foto e per firmare con le mani completamente congelate il registro dei podisti che ce l’hanno fatta ad arrivare fin quassù. Da questo momento in poi è tutta discesa, perdo contatto dopo un ristoro con il Ceck che accelera e con Zoe, MJ, Giuliana e Massi che rimangono indietro. Mi godo in solitario con il mio Ipod la discesa molto corribile, le uniche insidie sono alcune moto da cross che salgono. Secondo me dovrebbero proibire l’accesso come accade in molte zone, a queste moto che rovinano i sentieri scavando con le loro gomme dei solchi profondi. Ci sono anche tantissimi ciclisti con le loro Mountain Bike alle prese con la salita, che nella maggior parte delle volte avviene non in sella. Intanto io continuo la mia discesa infreddolito con un vento gelido e forte che in alcuni momenti m’impedisce l’ascolto della musica, ma sono contento perché portare a termine questa corsa non è una barzelletta. Finalmente mi ricongiungo nel tratto pianeggiante con il Ceck, che scopro aver ignorato una segnalazione e quindi ha percorso oltre un chilometro in più. Siamo all’epilogo, poco prima dell’arrivo ad accoglierci troviamo Arturo con la sua inseparabile canina e con lui iniziamo a scambiare qualche battuta sulla prossima Maratona di Roma che purtroppo sarà costretto a saltare per un problema al ginocchio, cerca di convincermi a sostituirlo come Pace Maker delle 4 e 45, ma non ne sono molto convinto. Attendiamo con Arturo e il Ceck l’arrivo degli altri, il ritardo si fa sospetto, ma l’arcano ci viene svelato da Giuliana che ci racconta di MJ che è caduto rovinosamente in discesa. Se debbo tracciare un resoconto è sicuramente positivo bellissima corsa in ottima compagnia, con una Zoe in splendida forma che si è divorata questi 32 chilometri (anche se i GPS ne segnavano 28). Sono le 11,30 mi avvio congelato all’auto, ma prima mi fermo ad acquistare un uovo di Pasqua che viene venduto da dei volontari di servizio alla corsa e il cui ricavato sarà devoluto ai bambini di Chernobyl.