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Sgambata sulle colline versiliesi – Pian del Quercione (Lu)

La “Sgambata sulle colline versiliesi” che si svolge ogni anno a Pian del Quercione è una di quelle corse che difficilmente mi perdo. I motivi sono essenzialmente due. Il primo riguarda il percorso e la bellezza dei posti che attraversiamo. Il secondo ha a che vedere con l’aspetto gastronomico. La marcia ha come logistica la Sagra delle olive che si svolge nei mesi di maggio e giugno ed alla fine della corsa, ogni anno ne approfitto per comprarmi le classiche olive marinate. Vedremo se anche stamattina sarà così. Arrivo molto presto e ne approfitto per parlare con Aldo (Ardo) Passetti. Lui che è un veterano del Trofeo 3 Province, mi racconta un po’ di storia di questa marcia. Per esempio, che tantissimi anni fa il percorso più lungo non era di 18 km. come oggi, ma bensì di 25 km. e che all’epoca era una marcia molto partecipata. Da qualche anno purtroppo non è così. Poco prima delle 8 decido di partire in solitario, ma mentre sto per farlo incontro Roberto Capecchi e decidiamo di correrla insieme. Il primo chilometro è pianeggiante, poi iniziano le salite che ci porteranno nel punto più in alto fino a 258 mt. Il panorama è bellissimo, a sinistra il lago di Massaciuccoli, mentre a destra più in lontananza c’è il mare. Facciamo questo tratto di costa del monte immersi nella natura. La discesa come da copione ci porta a Stiva, poi risaliamo leggermente ed entriamo in una tenuta con centinaia di piante di ulivo, che sono il vero e proprio leitmotiv della marcia. Si scende ancora un po’ poi riattraversiamo la strada principale e percorriamo un breve tratto di zona industriale e siamo arrivati. Peccato che i chilometri siano soltanto poco più di 15, per oggi possono bastare. Nel cielo c’è ancora un sole non troppo convinto. Mi reco a ritirare il pacco gara, per poi vagare disperatamente per la sagra alla ricerca del punto vendita delle olive marinate. Una volta che su suggerimento di Cinzia riesco ad individuarlo, mi fiondo a comprarne 1 kg.. Bisogna correre e faticare, ma anche gratificare il proprio palato.

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