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Pistoia – Abetone Ultramarathon 37a edizione

E’ stata la mia più bella Pistoia-Abetone insieme a quella del 2005, quando per la prima volta mi cimentai nell’arrivo al traguardo finale. Ho sofferto, ma sono arrivato e questo è quello che conta. Riavvolgiamo il nastro e torniamo indietro di un anno. Sempre su questi tornanti, lo scorso anno iniziò il mio calvario con lo stomaco. Il problema di ernia iatale è apparentemente quasi risolto, ma sussiste ancora un problema psicologico che non mi rende tranquillo durante le corse. Come da accordi con l’amico Michele Jeri, ci troviamo alle 6,30 all’uscita dell’autostrada di Pistoia. Andiamo a parcheggiare a qualche centinaia di metri da piazza del Duomo. Fa caldo, le previsioni danno circa 22° alla partenza. Faccio il primo errore di giornata, indossando una maglietta sotto la canotta. Con i tanti amici presenti, ne approfitto per parlare di questa 37a Pistoia-Abetone che sta per prendere il via. Alle 7,30 puntuali si parte. Rimango con Michele fino all’inizio della salita delle Piastre. Sono molto contratto e soprattutto prudente. Rimango da solo e con l’inizio delle salite decido di andar di passo. Purtroppo incomincio a sudare copiosamente, questo è il risultato della maglietta in più che ho deciso di indossare. Transito alle Piastre in 1h e 55’. Sono soddisfatto è una delle volte che sono andato meglio. Ora c’è il tratto del lungo Reno leggermente in discesa. Riesco a correrlo tutto fino a Pontepetri. Dopo il ristoro, ritorno a camminare per non consumare tutte le energie. Decido di non mangiare ma di bere soltanto piccoli sorsi di acqua. Ho una maledetta paura che lo stomaco mi faccia degli scherzetti. Attraverso Maresca e poi Gavinana senza problemi. Inizia la lunga discesa e decido di correrla. Riesco a transitare al secondo traguardo intermedio di San Marcello in 4h e 5’, non ero mai andato così bene. Sono fiducioso nonostante il caldo che in questo punto tocca i 26°. Proseguo la discesa per la Lima. Le gambe rispondono bene ed anche mentalmente sono positivo. Quando arrivo al ristoro della Lima fa veramente molto caldo. Come da copione questo è il punto più arroventato della corsa. Sono soltanto al 33° chilometro e davanti a me ho il bello di questa Ultramaratona, 17 chilometri tutti di salita. I primi due sono agevoli e riesco a digerirli discretamente. Dal 37° al 40° ho come un blackout. Mi fermo a sedermi per almeno 6 volte. Ho le gambe svuotate, non girano più ed è come se mi ballassero. Penso di avere anche un inizio di insolazione. Mi metto il cappellino e lo bagno con tanta acqua. Chiamo i miei genitori che sono a pranzo all’Abetone e gli comunico che sto molto male e ho deciso di ritirarmi. La stessa cosa la faccio anche con mia moglie e il risultato è che decide subito di partire per venire a sincerarsi delle mie condizioni. Arrivo al ristoro del 40° con me ci sono altri due podisti, anche loro in condizioni precarie. Gli addetti presenti mi consigliano di ritirarmi e chiamano una delle auto che recuperano i podisti che abbandonano la corsa. A questo ristoro finalmente hanno la Coca Cola e ne bevo due bicchieri. Inizio a star meglio e quando arriva l’auto di servizio, rifiuto l’invito di salirci e riprendo la mia marcia, nonostante quelli del servizio cerchino di dissuadermi dal farlo. Stringo i denti, le gambe sembrano rispondere meglio di prima forse grazie ai due bicchieri di Coca Cola che mi hanno dato lo zucchero e la caffeina che serviva. Man mano che passano i metri, ritorno a prendere fiducia. Intanto il cielo si è annuvolato e in lontananza sento tuonare. Arrivo a Pianosinatico e capisco che il peggio è passato, mi si avvicina una delle tante ambulanza sul percorso e mi chiedono se è tutto ok? Rispondo che sto bene e vado avanti. I miei genitori mi portano una bottiglia d’acqua, mentre mia moglie arriva con due lattine di Coca Cola. Bevo, bevo e ancora bevo, sono disidratato, ho un’autonomia che non supera il chilometro. Ormai manca veramente poco sono all’ultimo chilometro e mi commuovo, come mi successe nel 2005. Sono felice tutto è a posto, le gambe sono tornate a girare e da qualche chilometro ho anche acceso il mio iPod per caricarmi di musica. Finalmente sono all’Abetone, davanti a me uno splendido sole illumina la piazza delle Piramidi e l’arrivo. Che gioia enorme aver terminato la mia ottava Pistoia-Abetone consecutiva. La gioia è ancor più grande quando penso che, per uno come me che durante la settimana non si allena è veramente un’impresa portare a termine questa gara. Il tempo è circa di 10 minuti peggiore dello scorso anno. Non sono mai andato così male come crono, ma mai così bene come soddisfazione. Anche questa volta non ho mollato e questo è importante. Ringrazio tutti quelli che mi hanno supportato, dagli addetti dell’organizzazione, ai miei genitori, a mia moglie a Michele. Grazie di cuore!!!

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