Ieri mattina mentre ascoltavo DeeJay Chiama Italia con Linus e Nicola Savino, parlavano della chiusura di uno dei monumenti milanesi del divertimento, la discoteca Rolling Stones. Aperta nel 1981 ha rappresentato un punto d’incontro importante del divertimento e della musica meneghina. Io al Rolling (come lo chiamavano familiarmente i milanesi) non ci sono mai stato, ma la vicenda della sua chiusura per far spazio ad appartamenti e uffici non mi suona nuova. Tante sono le discoteche che nell’ultimo decennio hanno chiuso i battenti in Italia e anche in Toscana, ne abbiamo avuto degli esempi importanti. Quando le frequentavo sia come addetto ai lavori, che come cliente erano tantissime, diciamo che quasi ogni paese aveva la sua discoteca o il suo dancing, oppure la sua sala da ballo, anche se questo termine era forse più in voga ai tempi dei miei genitori. Se penso che questi posti dove ho vissuto i miei momenti di gioia e spensieratezza ora non esistono più, vengo preso da tanta nostalgia e molta tristezza, in quei luogo sono nati e finiti amori, persone si son conosciute, alcune si sono anche menate, ma tutte sicuramente hanno sudato al ritmo della musica dance. La tristezza che oggi vivono i milanesi è la stessa mia quando passo davanti al Seahorse Club il mitico Cavalluccio Marino di Lido di Camaiore che nel periodo estivo apriva il suo tetto e ci mostrava le stelle, era per gli anni ‘70 una cosa avveniristica. In consolle c’era naturalmente il grande Giorgio Giordano. Ho preso come esempio il Cavalluccio, invece di altre discoteche soltanto perché ci passo davanti tutte le settimane, esiste ancora è lì nella sua intatta bellezza, ma purtroppo inanimato.